Lunedì 27 giugno alle ore 19.00 presso Via Monte Bianco 11/13, si terrà la presentazione del libro “Tutti i colori del buio” di Giovanni Giannantonio. L’evento sarà a cura delle associazioni “ L’Agorà Partenopea”, “Associazione Dott. Vincenzo di Maro” e della compagnia teatrale “Orgoglio Napoletano” e non sarà l’unico previsto, poiché si progettano una serie di eventi culturali in questa stessa sede. Presenterà l’iniziativa Milena Grasso, interverranno Salvatore Leonangelo e Imma Torri. A questo proposito, abbiamo parlato con l’autore del libro, Giovanni Giannantonio, che ci ha raccontato la toccante storia personale che sta alla base della scrittura del libro: un evento che stava per costargli la vita e che l’ha portato ad avere nuove consapevolezze e a raggiungere una vera e propria rinascita.
Di cosa parla il libro?
«Il libro è narrativo e autobiografico e racconta ciò che mi è successo nel 2017: ho avuto un incidente stradale dove ho rischiato di perdere la vita perché avevo riportato un’emorragia celebrale con una frattura del rachide cervicale. Il libro tratta di vari temi: della felicità, dell’amicizia che per me ha un valore fondamentale e anche “del per sempre che non esiste” a mio parere, perché la vita può cambiare le carte in tavola da un momento all’altro. Io stavo semplicemente andando a prendere un caffè a casa di amici e invece mi sono risvegliato dopo 4 giorni in un letto di ospedale con la paura di non farcela: nonostante questo, il libro vuole trasmettere un messaggio positivo. Il titolo del libro è esplicativo: io infatti dal buio, ho cercato sempre di vedere la luce e mi ritengo, nonostante tutto, una persona solare e ottimista. Alcuni capitoli del libro mi sono stati raccontati da persone che mi sono state vicino in quei giorni dove non ero cosciente, io li ho riscritti e ho potuto anch’io, a mia volta, capire cosa mi era successo perché non ricordo nulla di quei giorni in ospedale. Nel libro infatti racconto di quanto sono essenziali e di come mi hanno salvato i legami familiari, quelli con amici e anche il rapporto con il mio cane che mi ha aiutato tantissimo durante la convalescenza e a cui ho dedicato un intero capitolo. C’è anche un capitolo dedicato ai segreti: un paziente come me che non ho mai più rivisto mi ha confessato di aver fatto un tradimento alla moglie ignara e io ora mi porto dentro questo segreto. Ci sono vari capitoli, ognuno dedicato ad un tema o ad una persona: uno dedicato ad un sogno, uno alla mia più grande paura, uno al mio più grande difetto, uno a mia madre e così via».
Come nasce l’idea di raccontare quest’esperienza?
«Penso sia stato giusto raccontarlo e l’ho fatto anche grazie a degli esperti in materia. Quando ti svegli con la paura di morire, non sei subito consapevole di ciò che è accaduto, ma lo elabori con il tempo e io l’ho fatto grazie all’aiuto dello psicologo che mi ha accompagnato ad esprimere tutte le sensazioni che avevo dentro: ansia, paura, rabbia. Con la terapia si sono sciolti anche dei “nodi” personali che solo grazie alle competenze dello specialista si sono potuti risolvere. Scrivere è stata un’esigenza per me, per esternare la mia rinascita e per far capire a tutti che, dopo la sofferenza, si può tornare a stare bene. Io mi sento fortunato, non tutti possono dire lo stesso e quindi scrivere è stato come ringraziare la vita per avermi dato una seconda possibilità. Io cerco sempre di dimostrare il meglio e di dare a tutti il meglio di me, di trovare il buono nelle situazioni positive, perché ho capito che troppo spesso siamo superficiali e diamo per scontato cose che sono importanti: dire un ti amo, un ti voglio bene, trascorrere del tempo con amici e parenti sono cose che possono sembrare normali, ma dopo certi eventi, assumono un’importanza diversa e per questo ora voglio esternare tutto ciò sento e dire tutto ciò che penso, perché la vita è imprevedibile e non tutti ora possono dire e fare ciò che avrebbero voluto. Diamo troppo poco peso alla salute mentale e non bisogna credere che solo i matti vanno dallo psicologo, ma dovremmo superare questo tabù e cerco di farlo anche parlandone nel libro: se stiamo male fisicamente, pensiamo subito da quale specialista andare, ma perché se stiamo male emotivamente, ci trascuriamo così tanto e abbiamo paura di andare da uno psicologo o da uno psichiatra?».
A chi è indirizzato il libro?
«E’ un libro adatto a tutti, semplice, che tutti possono leggere perché io non sono uno scrittore ed infatti per poter accingermi a scrivere questo libro da me, ho frequentato una scuola di scrittura apposita che si chiama “Scuola Merlino”. Questa scuola mi ha dato le competenze adatte per poter scrivere, ma soprattutto mi ha fatto capire che tutti dovremmo scrivere un libro perché ognuno ha qualcosa da tirare fuori e da raccontare agli altri. Scrivendo, la mia storia non è più stata qualcosa di privato, ma di pubblico e mi fa piacere sapere che chi la legge, può ritrovarsi in qualche passaggio».
Cosa si sente di dire a tutti, dopo quanto ha vissuto?
«Vorrei dire che la vita è un dono bellissimo, non andrebbe in alcun modo sprecata e dovremmo tutti comprendere che, troppe volte, stiamo male per cose che poi sono futili quando guardiamo la morte in faccia. La vita va sempre vissuta al 100% ed è la cosa più bella che ci sia. Ho una cicatrice che porto sulla fronte con onore, perché è come un tatuaggio non voluto che mi ricorda come sono uscito dalla sofferenza e quanto è stato importante metabolizzarla, nonostante ogni tanto possa tornare a fare male. Nella vita sono un infermiere e in quell’occasione mi sono ritrovato ad essere dall’altra parte: ho compreso cose che solo chi sta male nota e può capire. Ho dato più importanza a cose che possono sembrare banali: un sorriso, una pacca sulla spalla, una mano che ti stringe per darti forza, la profondità degli sguardi. Quando si sta male, si ha più tempo per riflettere su tutto e dopo l’incidente posso dire che mi è cambiata la vita: non mi focalizzo sul domani, ma penso al presente e a cosa posso fare ora. Non penso a come le cose sarebbero potute andare diversamente, ma sono convinto che certe situazioni sono già scritte, segnate. Credo fermamente che la felicità è contagiosa, quindi nonostante le cose non vadano sempre al meglio, è sempre bello per me poter regalare un sorriso e guardare il lato positivo di ogni situazione».
Sara Finamore