Dottoressa, precisamente in cosa è consistito l’incarico di consulenza affidatole dagli avvocati Massimo Lauro e Federica Mondani, legali di Parte civile della famiglia Cesaroni?
Fui contattata per il tramite dell’Ing. Fabio Boscolo, già incaricato dagli Avvocati dell’analisi delle foto di autopsia e sopralluogo. Egli ha subito ritenuto opportuno che fosse un odontologo forense ad occuparsi dell’analisi dell’impronta di morsicatura, visibile in diverse fotografie. Il lavoro è consistito proprio nel valutare se si trattasse di un morso umano, se il reperto fosse significativo in ambito forense e, nel caso, se vi fossero contrassegni caratteristici per una compatibilità con le arcate dentali dell’imputato, il signor Raniero Busco o per una eventuale esclusione.
Ha svolto questo incarico da sola (per quanto riguarda, naturalmente, la consulenza di Odontologia forense) oppure è stata affiancata da un altro consulente? Se sì, di cosa si è occupato quest’ultimo?
Ho lavorato fianco a fianco con l’Ing. Boscolo, esperto di analisi di immagini e di ricostruzione di eventi delittuosi. E’ stato un lavoro multidisciplinare che ha permesso di lavorare con un ottimo livello qualitativo e con strumentazione all’avanguardia.
L’Ing. Boscolo ha svolto una rettifica delle immagini, non solo migliorandone notevolmente la qualità, ma elaborando un modello tridimensionale che mostrasse la posizione reciproca vittima-aggressore affinché sul seno della vittima potesse essere impresso un morso con quella specifica angolazione. Ha utilizzato software specifici e molto complessi.
Come lei sa, nel 1990, nel corso dell’autopsia sul corpo di Simonetta Cesaroni, il Medico legale incaricato dalla Procura di Roma, Professor Ozrem Carella Prada, riscontrò sul capezzolo del seno sinistro della vittima una evidente lesione, ricoperta da una crosticina siero ematica, che aveva comportato una deformazione a goccia del capezzolo. Per ipotesi il Professore ritenne la lesione verosimilmente compatibile con l’effetto di un morso. La perizia della Procura di Roma (effettuata tra il 2008 ed il 2009 a cura di due dentisti) e la Sua consulenza di Odontologia forense nel 2011 hanno permesso di concludere che questa ipotesi ha trovato un riscontro tecnico. Può spiegarci, quindi, come è stato dimostrato e quindi come è stato provato che quella lesione fu effettivamente prodotta da un morso?
Le impronte di morsicatura, i cosiddetti “bitemarks” hanno caratteristiche ben definite. Analizzare un’impronta di morsicatura non è semplicissimo, bisogna avere un’esperienza specifica e poi non tutti i “bitemarks” sono uguali: senza entrare troppo nel tecnico, alcuni sono più definiti, altri decisamente meno (e analizzare quest’ultimi rischia di essere davvero un azzardo, come la storia di questa disciplina ci ha dimostrato).
In estrema sintesi, un morso può essere definito come un insieme di lesioni multiple più piccole, associate all’azione dei singoli denti, che concorrono a formare una sorta di macro-lesione figurata, detta appunto morso o impronta da morsicatura. A seconda dell’intensità con cui è stato inferto il morso, l’impronta può presentare caratteristiche morfologiche assai diverse.
Anche la sede anatomica in cui si realizza il morso può influenzarne la morfologia. Siamo forse più abituati ad immaginarci il morso su una superficie piana ed in tal caso l’impronta ha un aspetto pressoché circolare e si riescono quasi a identificare tutti i denti coinvolti. Il complesso seno-capezzolo, come nel caso di via Poma, giace su piani rilevati diversi rispetto al piano della cute sottostante e questo è un elemento da tenere in considerazione durante l’analisi. Teniamo presente che quando si parla di Bitemarks si parla di “livello di compatibilità” e non di identificazione della persona in senso stretto.
La morfologia della lesione è stata comparata con l’arcata dentale dell’indiziato (poi imputato) Raniero Busco. E’ stata tecnicamente riscontrata una compatibilità. Può spiegarci quali sono i dati determinanti che provano questa compatibilità tra la lesione in questione e il tipo di arcata dentale del Busco?
Premesso che non è mia intenzione mettere in alcun modo in discussione la Sentenza del Giudice della corte d’Assise d’Appello – una Sentenza c’è e va rispettata – io posso solo sintetizzare quali sono state, tecnicamente, le risultanze delle investigazioni scientifiche da noi condotte con rigore metodologico e per questo, riproducibili. Tutto ciò che è già agli Atti.
Per primo, abbiamo processato digitalmente ed analizzato tutte le fotografie originali, anch’esse agli Atti del processo, che riprendevano sia la scena del crimine sia l’esame autoptico della vittima. Inoltre, abbiamo studiato anche le 87 fotografie inedite che il Prof. Carella Prada, medico legale che nel 1990 eseguì l’esame autoptico, ha messo a disposizione del collegio peritale. Quelle fotografie sono emerse per la prima volta, proprio nel corso del processo d’Appello.
Alcune di queste foto, scattate oltre 20 anni fa, ci hanno consentito di porre in evidenza il cosiddetto ‘opponente’, ossia la lesione figurata prodotta dall’arcata dentale opposta (nel nostro caso quella superiore) che chiudendosi sulla prima ha determinato il morso. Proprio quella di cui, sino ad allora, si era dubitato l’esistenza.
Infatti, in precedenza era stato detto che l’impronta dell’opponente non era presente nel quadro delle lesioni. Invece abbiamo rilevato con certezza che essa c’è e si vede.
Sulla scorta delle informazioni ottenute dall’analisi dei reperti fotografici, si è poi eseguita una verifica sperimentale. Usando una cera di precisione (specificamente impiegata nel campo medio-odontoiatrico per riprodurre le occlusioni, assimilabili ai segni dei morsi) abbiamo ricostruito un seno ed un capezzolo compatibile con quello di Simonetta Cesaroni. Successivamente, utilizzando i calchi dentali del Sig. Busco, che erano già state acquisite durante il processo di primo grado, abbiamo studiato la dinamica con cui il morso è stato inflitto, riuscendo a ricostruire l’orientamento delle arcate e individuando quali denti, nello specifico, hanno creato la lesione sulla pelle e in che modo.
Il morso, ottenuto sul campione anatomico in cera “morsicato” dal calco dei denti di Busco, presentava caratteristiche compatibili con quelle ritratte nelle foto dell’autopsia sul corpo della vittima. Questa evidenza dimostra, quantomeno, che la vittima ha patito un morso umano le cui caratteristiche morfologiche principali, sono particolari e in comune con la dentatura del Sig. Busco, così come visibile sui campioni anatomici in cera.
Molti hanno obbiettato che nel tempo trascorso i denti di una persona possono essere cambiati. Cosa può dire in merito.
I denti di un individuo possono cambiare molto o non cambiare quasi per nulla: ogni caso è a sè. Proprio per questo sono andata a verificare quanto la dentatura di Busco poteva essere cambiata nel tempo. Per fare ciò sono state confrontate le fotografie attuali con quelle estrapolate e migliorate ottenute dai video di alcune interviste fatte a Busco all’epoca dei fatti.
La comparazione tra la lesione da morso e la dentatura dell’imputato è stata condotta, quindi, solo dopo aver esaminato un certo quantitativo di documenti che hanno consentito di verificare che, in questi vent’anni, la dentatura del signor Busco non si è modificata in modo tale da alterarne significativamente la morfologia e le caratteristiche individuali.
Ovviamente, stabilire se l’imputato sia colpevole o innocente non è compito mio. Le Giurie hanno sempre l’arduo compito di valutare e incrociare l’insieme diverse risultanze, prove scientifiche ed elementi investigativi. Io posso riportare solo le evidenze scientifiche che emergono dalle nostre analisi. E’ poi compito del Giudice mettere insieme i pezzi del puzzle ed esprimere un giudizio, considerando tutto il quadro.
Simonetta Cesaroni e Busco erano fidanzati all’epoca, seppur in crisi: la presenza del DNA di Busco a livello del corpetto e all’altezza del seno può collegarsi al morso? Si è anche ipotizzato che il morso fosse del giorno prima, frutto di un incontro tra i due.
E’ evidente che un morso lascia un DNA, un po’ meno facile è datare quella traccia.
Ricordiamo che all’epoca dei fatti l’analisi del DNA non esisteva, c’era solo la determinazione del gruppo sanguigno. Ciò che è emerso durante il processo è frutto di nuove analisi, ma su reperti datati di cui va presa in considerazione anche la conservazione, la catena di custodia, ecc.
E’ bene precisare che il morso sul corpo di Simonetta non era un morso leggero, ma inferto con forza, compiuto per ferire.
Si tenga in considerazione, inoltre, che la letteratura scientifica mondiale considera i bitemark come doppia fonte di evidenze forensi: sia una valutazione sulla compatibilità dentale con un eventuale aggressore, sia come fonte di DNA che, necessariamente, viene rilasciato dall’aggressore sulla cute ed eventualmente sugli indumenti, nelle zone prossime al morso.
Essendo ormai trascorsi più di 20 anni, però, non è possibile nemmeno immaginare una ricerca di tracce di DNA sul corpo di Simonetta. C’è stato un gran parlare riguardo al DNA dell’imputato che, anche i periti della Corte d’assise d’Appello, hanno trovato sui vestiti indossati quel giorno da Simonetta e proprio in corrispondenza del morso.
Una coincidenza che sicuramente sarà stata presa in considerazione ed, evidentemente, non ritenuta sufficiente.
In sintesi: il corpo della vittima oggi non è più disponibile, gli indumenti e i reperti potrebbero non essere stati conservati nel modo migliore, non è possibile datare quel DNA e le fotografie hanno dei limiti nel poter “datare” una lesione stessa.
Il consulente di settore della difesa di Busco, Odontologo forense, a quali conclusioni è giunto su questi esami da Voi svolti?
Durante il processo d’Appello, l’Odontologo Forense consulente della difesa, non ha svolto nessuna nuova analisi, però ha partecipato alle attività peritali e fatto le sue considerazioni sulle relazioni tecniche agli atti. In quelle depositate in Primo Grado aveva stabilito innanzi tutto che la lesione era stata causata da denti, ossia che vi erano le cosiddette “caratteristiche di classe” (tipiche dei denti umani). Secondo le sue analisi confermava che si trattava quindi di un morso, umano; tuttavia, a suo parere, gli elementi non erano sufficienti ad attribuire quel morso ad uno specifico individuo. Se non ricordo male, però, non evidenziò nemmeno elementi palesemente in contraddizione che portassero ad un giudizio di esclusione dell’Imputato.
“Giudizio di esclusione”, tecnicamente parlando, significa trovare una caratteristica nella lesione assolutamente e inequivocabilmente non presente e in contraddizione con la dentatura che si sta confrontando.
Lei ha condiviso su tutta la linea il lavoro peritale dei dentisti che operarono come consulenti in Primo Grado?
Il consulente di Primo Grado lavorarono su incarico del Procuratore Generale. Io e l’Ing. Boscolo abbiamo svolto le nostre analisi nell’ambito del processo di Appello, del tutto svincolati da quelle precedenti seppur avvalendoci delle impronte dentali di Busco da loro acquisite. I famigliari della vittima ci hanno esplicitamente chiesto di condurre le nostre indagini scientifiche in modo assolutamente imparziale, riferendo qualsiasi ne fosse stato l’esito, perché la loro volontà era soltanto quella di sapere cosa potesse essere accaduto a Simonetta. In questi oltre vent’anni, la ricerca della verità è stata lo stimolo per “andare avanti” e l’unico obiettivo dei famigliari di Simonetta. Non avrebbe quindi alcun senso perseguire una persona che non avesse alcun ruolo nella tragica vicenda
Credo poi che questo sia il mio generale approccia per qualsiasi caso mi venga affidato: dico sempre quello che riscontro, in scienza e coscienza, né più e né meno.
Dottoressa, la Corte d’Appello di Roma (che ha accolto la richiesta di rinnovo del dibattimento degli avvocati Lorìa e Coppi, difensori di Busco) ha delegato ad un Medico legale, il Professor Corrado Cipolla D’Abruzzo, il compito di intervenire su questi stessi dati che abbiamo poc’anzi ricostruito, per preparare una perizia da depositare al Tribunale. Il Professor Cipolla D’Abruzzo è un Medico legale però, non un odontologo forense. Quindi, non è un perito specificatamente esperto nel settore delle impronte da morsicatura. Lei che ne pensa, in proposito?
In Italia il Medico Legale ha un raggio di azione molto vasto perché di prassi gli si chiede tutto ciò che è inerente al corpo umano.
Però oggi, le scienze forensi e la medicina legale stessa hanno raggiunto un livello di specializzazione tale che è difficile che una singola persona, seppur un professionista in una certa disciplina, possa ritenersi esperta a 360 gradi in tutti i settori. Insomma, il corpo umano è piuttosto vasto. Inoltre l’Odontologia Forense è una disciplina ancora più specifica, di pertinenza di una persona non solo laureata in odontoiatra ma che, post-laurea, abbia doverosamente integrato tale formazione con elementi di medicina-legale, di giurisprudenza (per muoversi nell’ambiente) e di tecnica del sopralluogo (per non intralciare il lavoro degli altri operatori) .
L’odontoiatra clinico, il dentista – per intenderci – non è un odontologo forense (così come il medico di base non è un medico legale).
E poi, in generale, la multidisciplinarietà è importantissima. In questo caso l’Ing. Boscolo ha svolto un lavoro di elaborazione delle immagini acquisite oltre vent’anni fa che originariamente furono stampate su carta fotografica, come di prassi all’epoca. Un lavoro che io non avrei saputo svolgere con la stessa precisione e con software così specifici. Non è come sistemare le foto delle vacanze. È il livello, la qualità, che fa la differenza. È impensabile non usare la tecnologia che oggi è a disposizione degli addetti ai lavori.
La ricostruzione virtuale dell’evento omicidiario che abbiamo presentato, con modelli antropomorfi tridimensionali, è stata il risultato di un lavoro collegiale che ha visto una prima fase di elaborazione ed analisi di documenti ormai datati per decriptare e rendere accessibile, senza ambiguità, le informazioni contenute nelle vecchie fotografie. Basti pensare che lo stesso Fascicolo fotografico della scena del crimine, redatto oltre vent’anni fa dagli agenti della Polizia, si presenta oggi ingiallito e invecchiato dal tempo e va trattato con tutte le cautele del caso.
Poi, sulla base di tutte le informazioni disponibili, si sono sviluppate alcune ipotesi che sono state sottoposte a rigorosa verificazione, anche con gli esperimenti in laboratorio di cui ho accennato, sempre seguendo il Metodo Scientifico.
Lei ha avuto modo di verificare il metodo di lavoro applicato dal Professor Cipolla D’Abruzzo ed ha avuto modo di leggere la sua perizia per il Tribunale. Può spiegarci quali sono tutti i punti critici (di questo lavoro) che Lei ha rilevato?
L’unica cosa che mi sento di dire è che nella Perizia del Prof. Cipolla d’Abruzzo non è stata svolta nessuna analisi sui reperti (in tema di morso). La Perizia si limita a fare una parziale ricerca bibliografica e a esprimere un’opinione sulle analisi svolte e depositate in Primo Grado. Nulla più.
Qual è il suo parere sulle citazioni bibliografiche riportate nella perizia del Tribunale a sostegno delle conclusioni di Cipolla D’Abruzzo?
Sono state citate alcune fonti che ritengono l’analisi dei bitemarks un’analisi non adatta ad attribuire il morso ad un soggetto specifico senza citare le ricerche scientifiche a favore. Vista l’estrema varietà dei morsi questo distinguo a mio parare andava approfondito.
In ogni scienza e tecnica si trovano pareri Pro e pareri Contro: anche la letteratura scientifica non è sempre univoca. Del resto è proprio il confronto che garantisce il continuo progredire anche nella Ricerca Scientifica.
Altri articoli citati, inoltre, erano fuori contesto poiché parlavano di caratteristiche dentali non presenti nel Busco e quindi, nel caso in questione, denti diversi da quelli coinvolti nelle analisi del nostro caso o che facevano riferimento, ad esempio, a denti da latte (decisamente non il nostro caso).
Il Professor Cipolla D’Abruzzo ha dichiarato che la lesione sul capezzolo sinistro di Simonetta Cesaroni si può ipoteticamente spiegare o come la conseguenza di una ferita da punta e taglio o come la conseguenza di una ferita prodotta da un’unghia. Lei cosa può dirci, al riguardo?
Nelle nostre prove sperimentali abbiamo dimostrato come una specifica modalità di morsicatura produca una deformazione del capezzolo del tutto analoga a quella evidenziata nelle foto dell’epoca riprese sia in sede di sopralluogo, sia durante l’esame autoptico. Peraltro il morso è stato inferto con violenza, seppur ancora “leggibile” e a mio parere non può essere stato conferito nei giorni precedenti quello dell’omicidio.
La lesione presenta sicuramente le caratteristiche di classe (cosa riscontrata anche dal collega che ha operato in favore della difesa, anch’egli odontologo forense) tipiche di un morso umano.
Inoltre in medicina legale le unghiature, usate come esempio dal Prof. Cipolla D’Abruzzo, hanno caratteristiche molto diverse e sono ben descritte nella dottrina medicolegale. Credo tuttavia che il Professore volesse semplicemente dire che, a parer suo, poteva essere stata una cosa qualsiasi a produrre tale lesione, non necessariamente un morso. (*Nel testo della consulenza di Odontologia forense è menzionata una fotografia che mostra, sul collo di un cadavere, una impronta da unghiatura. La foto prova infatti che una impronta da unghiatura è completamente diversa dal tipo di lesione riscontrata sul capezzolo sinistro di Simonetta Cesaroni; n.d.r.)
Il Professor Cipolla D’Abruzzo ha fornito prove a sostegno delle sue affermazioni così certe e così prive di cautela allo stesso tempo?
Per quanto riguarda il morso, nella Perizia non sono state descritte nuove analisi, né ripetute quelle vecchie per vedere se portavano a risultati diversi. La Perizia si limitò ad una ricerca bibliografica e ad una contestazione delle analisi precedentemente fatte, senza una vera e proprio analisi scientifica.
Il contributo dell’Ingegner Fabio Boscolo dimostra che oggi è fondamentale l’ausilio del computer per integrare questo tipo di studi, esami, perizie di Odontologia forense. Il Professor Cipolla D’Abruzzo, che Lei sa, ha fatto ricorso allo stesso metodo di lavoro?
Ciò vale non solo per l’Odontologia Forense. Il computer e tutti i mezzi tecnologici in generale, ad esempio anche le scansioni laser 3D, offrono un enorme valore aggiunto. Questo è il motivo per cui in alcuni casi vengono istituiti dei collegi di periti o ciascun perito può avvalersi di collaboratori: affinchè ciascuno, esperto in un settore specifico, collabori gomito a gomito con afferenti ad altre Scienze Forensi per rispondere, con i diversi mezzi, alle diverse sfaccettature di uno stesso quesito.
Mi risulta che nella Perizia non siano state eseguite nuove analisi, c’è stata solo osservazione visiva delle foto dell’epoca, nello stato in cui esse si trovano oggi, e di quanto depositato precedentemente agli atti.
In aula, durante il processo, Lei e l’Ingegner Boscolo avete potuto sostenere un contraddittorio con il perito del Tribunale?
Purtroppo non ci è stato permesso di eseguire una vera e propria presentazione del nostro lavoro. Cosa che gli avvocati hanno segnalato, naturalmente. Le nostre analisi relative al morso sono state solo comunicate attraverso la voce degli avvocati e attraverso la documentazione cartacea depositata agli atti in un processo che si è svolto un giorno attaccato all’altro, a cavallo, se non ricordo male, del 25 aprile.
Ci può confermare, Dottoressa, che al processo è stata respinta dalla Corte d’Appello una istanza della Parte civile della famiglia Cesaroni volta a chiedere al Tribunale di secondo grado la nomina di un perito di settore per intervenire su questi dati inerenti il campo della Odontologia forense?
Mi pare di sì, ma potrà avere una conferma definitiva chiedendo ogni dettaglio agli avvocati. (*L’avvocato Massimo Lauro, legale di Parte civile della madre di Simonetta Cesaroni, ricorrendo in Cassazione, ha infatti impugnato le ordinanze con le quali la Corte d’Assise d’Appello di Roma ha respinto l’esame dei propri consulenti; n.d.r.)
Lei pensa, Dottoressa, che l’intervento di un perito non di settore può comportare il seguente rischio: l’accertamento giudiziale sull’imputato da parte della Corte giudicante può essere fuorviato?
In ogni settore delle scienze forensi bisogna affidarsi ad uno specialista esperto in un dato settore. Quando hai bisogno di un medico per un problema specifico vai da uno specialista. Questo dovrebbe accadere anche nelle Scienze Forensi e, quando Procure e Tribunali lo ritengono necessario, procedono in tal senso. Formare team di più specialisti purtroppo però comporta anche dei costi, le cosiddette Spese di Giustizia, che vanno prese in considerazione e la cui responsabilità ricade sui Magistrati che le commissionano. Anche se a dire il vero, ad eccezione del DNA e poche altre analisi, la maggior parte dei Periti e Consulenti incaricati da Procure e Tribunali viene retribuita con una quota fissa di circa 4 euro l’ora (lorde). Questo purtroppo disincentiva i professionisti a lavorare per la Giustizia dello Stato. A fine mese tutti dobbiamo pagare le bollette.
Un’ultima domanda: pensa che un giorno il caso possa essere riaperto?
È estremamente difficile riaprire un caso e le “clausole” per poterlo fare sono ben note ai giuristi. Già il processo a Busco fu frutto di una riapertura, in quanto, all’epoca dell’omicidio non era stato nemmeno indagato.
Per il resto non so cosa succederà in futuro, ma spero che la famiglia di Simonetta possa trovare un po’ di serenità qualsiasi sia il percorso che questa storia prenderà.
Purtroppo non sono poche le persone che vengono massacrate ed uccise (e spesso si tratta di donne). Dietro a queste storie c’è una grande sofferenza da parte delle famiglie. Questo dolore, forse, non si potrà curare, ma si può cercare di lenirlo con la ricerca di Verità e Giustizia e, noi addetti ai lavori, imparando sempre di più a lavorare in squadra, operando in scienza e coscienza, restando aggiornati sulle nuove tecniche. Bisogna far conoscere ai Giuristi le diverse Scienze Forensi, anche quelle meno note, e le nuove potenzialità che man mano si presentano.
a cura di Daniele Spisso