L’INTERVISTA. Il regista di Secondigliano Vito Nicoletta: «La strada maestra di vita e la mia passione per l’arte visiva»

“Bisaccistan” è il titolo del film sperimentale e autoprodotto di Vito Nicoletta, regista secondiglianese che si sta facendo strada nel mondo cinematografico e che si è guadagnato la possibilità di prendere parte al “Napoli Film Festival” e al Festival Internazionale del Cinema “accordi@Disaccordi” che si tiene al Palazzo delle Arti a Napoli dal 7 al 13 novembre.

Abbiamo fatto due chiacchiere con lui per cercare di addentrarci nel suo mondo e per conoscere meglio la sua passione per il cinema, connessa sicuramente al suo legame con il territorio.

Come nasce la sua passione per il cinema e il desiderio di cimentarsi alla regia?

«Sono un artista visivo in grado di gestire i molteplici dispositivi espressivi che stanno alla base dell’arte.
Mi occupo da tempo di pittura, scultura e fotografia. Alla continua ricerca di nuove forme espressive nell’arte, nel 2017 mi avvicino alla videografia seguendo un corso di regia e producendo successivamente alcuni cortometraggi, selezionati e premiati in festival internazionali in Italia e all’estero.
Poi, come diceva ironicamente F. Fellini, “Il cinema è il modo più diretto per entrare in competizione con Dio.”

Una breve trama del suo film “Bisaccistan”.

«BISACCISTAN è un film che nasce con l’idea di portare l’attenzione sui borghi che muoiono, i borghi del silenzio. Il lento, costante, spopolamento delle aree interne della penisola sta diventando una drammatica realtà di molte località dell’Italia interna, dalla Sila alle Alpi, in particolar modo per quelle aree del mezzogiorno che l’economista e politico Manlio Rossi Doria definì: ‘le terre dell’osso’. Intere comunità e bellissimi borghi, in mancanza di una inversione di tendenza, rischiano oramai l’estinzione e con essa la perdita della storia e della cultura centenaria di cui sono pregni quei luoghi.
La sinossi del film è la storia immaginata di un emigrante che dopo 40 anni torna al suo borgo d’origine e lo trova vuoto e deserto come se vivesse il Day After di un olocausto nucleare. Comincia allora a correre affannosamente tra i vicoli alla ricerca delle persone che aveva lasciato anni prima ma trova solo case abbandonate, vento e silenzio. Giunto al muro invalicabile, simbolico, della tomba di Callicola si rassegna al fatto che quel luogo è oramai morto per sempre, complice l’indifferenza di tutti».

Il suo film, che è stato in gara al Napoli Film Festival, sarà al Festival Internazionale del Cinema “accordi@Disaccordi” al PAN. Quali sono le emozioni al riguardo?

«Il film, autoprodotto nell’ anno 2022, negli ultimi tre mesi è  stato selezionato in concorso ad altri festival internazionali come “First-Time Filmaker Sessions@PinewoodStudios London” e il “Festival Internazionale del Cinema di Cefalù”. Essere però in concorso a due tra i più prestigiosi festival della propria città è motivo di grande gioia e orgoglio non ripagabile neanche con nomination a festival più “blasonati”».

Il suo film sta raggiungendo bei traguardi ed è un orgoglio per Secondigliano. Qual è il suo rapporto con le sue origini? Influiscono sul suo modo di fare cinema?

«Io credo che nella vita un’infanzia ed una adolescenza ricche di emozioni siano un investimento a lungo termine. Io le ho vissute a Secondigliano in un’epoca in cui il proprio salotto di casa era la strada. La strada è una grande maestra di vita e credo sia stata un grosso comburente per la mia creatività da adulto.
L’amore per il cinema è nato proprio a Secondigliano, da piccolo, con indimenticabili pomeriggi, con pop-corn e coca cola, al Tripoli, all’Arcobaleno, all’Ariston, al Goldoni, sognando, con gli “spaghetti western”, l’America! Ha scritto Vinicio Capossela qualche tempo fa: “Ponete attenzione a quello che sognate, perché poi è capace che si avvera”. Il prossimo inverno “Bisaccistan”, con grande probabilità, sarà oggetto di una serie di proiezioni negli USA».

Sara Finamore

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