Anika Russo: «Porto in teatro la gentilezza contro ogni forma di disagio»

Si ispira alla vera storia autobiografica di Anika Russo, lo spettacolo “Il Pelo”, che sarà portato in scena sabato 25 febbraio alle ore 21.00 e domenica 26 febbraio alle ore 19.00 presso il “Teatro Burlesque” di Caivano in via Sant’Arcangelo, 24. Lo spettacolo nasce dall’esigenza di denunciare una problematica poco conosciuta di cui soffre l’autrice in prima persona per sensibilizzare tutti al rispetto reciproco delle fragilità altrui. Per conoscere la genesi della sceneggiatura, ne abbiamo parlato con Anika Russo che ha raccontato momenti della sua storia personale.

Da dove nasce l’idea che è alla base di questo spettacolo?

«Questo spettacolo nasce dopo tanti anni di cure ormonali. Da ragazzina ho avuto una problematica che mi ha molto colpita che porta il nome di “irsutismo”. Questa malattia mi ha causato tanta sofferenza: si tratta di uno squilibro ormonale che porta nella donna una crescita anomala di peli scuri in viso. Da adolescente sono stata presa di mira da ragazzi della mia età per questa problematica e in risposta mi sono chiusa in casa per tanti mesi. Ad oggi sono cresciuta, mi sono curata e ancora adesso faccio sedute laser ma mi sono resa conto che è una problematica poco conosciuta e che non viene affrontata nella giusta maniera…si parla spesso di violenza contro le donne, bullismo, ma la violenza non è solo fisica, ma anche psicologica, fatta di offese e insulti. Così ero in treno, tornavo da Milano dove avevo visto uno spettacolo in dialetto siciliano e, siccome mi trovo molto nelle corde partenopee, ho scritto questo racconto. Quindi lo spettacolo in realtà nasce come racconto e l’ho poi sviluppato come un copione teatrale, quindi ho creato la sceneggiatura».

Come nasce la tua passione per il teatro?

«La mia passione per il teatro nasce per pura combinazione: mia madre faceva teatro in maniera amatoriale, io soffrivo già di questa problematica e siccome ero molto chiusa in me stessa e non ero mai stata da uno psicologo per interfacciarmi sulla mia situazione, dal 1999 il teatro mi ha aiutato a relazionarmi con gli altri ed è stato un mezzo importante. Ad oggi sono 24 anni che faccio teatro e da 5-6 anni posso dire che mi sento pienamente me stessa, soprattutto anche grazie a questo spettacolo che racconta una parte di me».

Come sarà articolata la trama?

«Inizialmente si trattava di un monologo, ma non mi piaceva l’idea quindi ho aggiunto dei personaggi alla trama. Mi sono ispirata alla storia di una cugina transessuale di mia madre, operata negli anni ’90, vittima di violenza fisica e psicologica. Si tratta di un atto unico e la scena sarà sviluppata così: ci sarà un muro centrale dove da un lato ci sarò io, chiusa nella mia stanza-prigione e ad un certo punto entrerà lei, Anna Letizia, che interpreterà la donna transessuale dall’altro lato, che mi aiuterà a riflettere sulla mia problematica, facendomi rendere conto che ci sono cose peggiori nella vita, raccontandomi la sua storia. Dunque, io e lei non ci vediamo, ma ci sentiamo soltanto: quindi racconterò di me e delle mie origini, di Secondigliano e di come io sia orgogliosa delle mie radici, perché ci tengo molto ad andare oltre i pregiudizi legati all’area Nord, dato che io ci sono cresciuta e so quanto di bello sa offrire. Volendo salvare lei in questa storia, in realtà sto salvando anche me stessa: ci saranno poi dei dialoghi con un pelo, interpretato da Peppe Loffredo, che rappresenta metaforicamente il disagio del mondo e dell’umanità, tutte le ombre e le fragilità umane. Infatti, il pelo sarà rivolto verso di me, dando le spalle al pubblico. Un’altra figura in scena sarà mia nonna, interpretata da Francesca Retta, che non è ben chiaro se sia viva o se sia un’entità, che mi invita ad affrontare la situazione, invogliandomi ad andare oltre lo “scuro”, non solo in senso fisico, ma inteso come le paure. Ho cercato di riportare in scena quindi anche il problema della transessualità, infatti sarà presente allo spettacolo l’Associazione Transessuale Napoli che ci ha dato anche il patrocinio morale. Ci sono tengo a ringraziare le persone che hanno creduto molto in questo spettacolo come Crescenzio Autieri, proprietario del Teatro Burlesque che ospiterà lo spettacolo, Roberta Ciccarelli, scrittrice e insegnante di storia e italiano che mi ha aiutato nella parte ironica nel testo».

Quale messaggio vorresti trasmettere?

«Mi piacerebbe sensibilizzare le persone ad essere più delicate, gentili: ognuno può avere diversi disagi, problematiche e vorrei che ognuno fosse più rispettoso dell’altro. Alcuni disagi poi possono essere specchio di qualcosa che va al di là, oltre il proprio controllo e la propria volontà. Quindi ammetto che se ad esempio si nota una donna con dei peli in viso, possa scattare una curiosità, ma non tollero in alcun modo che possano partire degli insulti gratuiti. Con questo spettacolo dico “lo so che a voi non frega nulla, ma almeno evitate di offendere».

I biglietti per lo spettacolo sono disponibili contattando direttamente Anika Russo al numero 3509706641.

Sara Finamore

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