
Nell’ottobre 2018 Giuseppe Morgante, un bravo ragazzo di 30 anni che lavora come operaio all’interno di un supermercato, conosce attraverso i social Sara Del Mastro, una 38enne che vive nello stesso Comune di residenza (Legnano – Lombardia) e che si guadagna da vivere come addetta alle pulizie. Sara ha un passato difficile alle spalle: è separata, la sua figlia di 8 anni è in affidamento ai servizi sociali. I due giovani s’incontrano, familiarizzano, si piacciono, iniziano una relazione. Purtroppo non funziona: caratteri diversi, personalità incompatibili. Dopo appena 40 giorni Giuseppe decide di troncare.
Sara non accetta la fine della loro storia: Giuseppe è un ragazzo buono, è l’unico con il quale lei ha scoperto un affetto che non ha ricevuto in egual maniera da nessun altro e che non è riuscita ad esprimere allo stesso modo nei confronti di altri.
La sua incapacità di rassegnazione si trasforma purtroppo in dolore, al punto tale da portarla ad una ossessione patologica fino a degenerare in odio e in cattiveria. Sara purtroppo è capace di tutto e ben presto passa ai fatti: buca 12 gomme dell’auto di Giuseppe, gli telefona di continuo (una volta, in un giorno, 800 volte), lo perseguita persino mentre lui si trova al lavoro, lo insulta e lo minaccia adoperando sia i tre telefonini dei quali dispone sia ricorrendo a tanti finti profili social aperti di proposito attraverso Facebook. Arriva a minacciare persino le amiche di Giuseppe (presa dall’invidia e dalla gelosia) e, con un coltello, il fratello di lui. Pedina Giuseppe sotto casa, in via dei Pioppi a Legnano, nonché quando l’ex fidanzato si reca al posto di lavoro. Pensa anche di assoldare uno sbandato di origine siciliana per fargli del male. Escogita anche uno stratagemma: dare a credere a Giuseppe di essere rimasta incinta di lui per farlo ritornare ed evitare così di perderlo per sempre.
A questo punto Giuseppe è molto spaventato: prima si rivolge ai Carabinieri denunciando Sara per Stalking e poi decide di raccontare tutto alla redazione del programma televisivo le Iene. Il ragazzo intende cautelarsi anche per un altro motivo: teme che Sara possa davvero passare a qualche azione violenta estrema contro la sua persona, magari ricorrendo (come avviene di solito per casi del genere) all’utilizzo dell’acido allo scopo di sfregiare fisicamente l’obiettivo della propria vendetta passionale, rovinandogli per sempre la vita e condannandolo ad un dolore difficile se non impossibile da rimarginare.
Gli inviati della trasmissione le Iene raggiungono Sara Del Mastro il 4 maggio 2019 e raccolgono le sue dichiarazioni. Anche Giuseppe è sul punto di comparire all’interno di un servizio televisivo curato dagli stessi autori, pochi giorni dopo: Sara teme questo evento mediatico perché (come sarà riportato nelle motivazioni delle sentenze di merito che in seguito la condanneranno) sa di avere la coscienza sporca e pensa alle conseguenze negative sul suo tentativo di riavere con se la figlia (una madre responsabile di atti persecutori è inaffidabile, è socialmente pericolosa).
La donna perde la testa definitivamente: la sera del 7 maggio 2019 (tre giorni dopo il servizio curato da le Iene) Sara si presenta nuovamente sotto l’abitazione di Giuseppe ed ha con se un bicchiere d’acido. Si avvicina frontalmente al ragazzo e glielo getta addosso, sotto gli occhi impietriti dal terrore della madre e del fratello di lui che per caso hanno assistito alla scena dal balcone di casa. Poi si costituisce spontaneamente ai Carabinieri.
Giuseppe riporta gravi ustioni sul corpo ed in particolare al viso: nonostante l’impegno dei chirurghi e le numerose, progressive, pazienti operazioni resta invalido ad un occhio. Il ragazzo riesce a reggere psicologicamente gli effetti del trauma che ha subìto grazie alla costante vicinanza e al profondo amore della sua famiglia, dei suoi parenti e amici.
Sara Del Mastro – arrestata – viene processata con rito abbreviato. La perizia psichiatrica la ritiene capace di intendere e di volere, anche nel momento in cui ha commesso l’atroce reato. Il 25 maggio 2020 il Giudice monocratico presso il Tribunale di Busto Arsizio, Tiziana Landoni, esaminati i fatti e accolte le conclusioni della perizia psichiatrica, condanna Sara Del Mastro (riconosciuta colpevole) ad una pena di 7 anni e 10 mesi (più due anni di libertà condizionata). L’imputata viene condannata anche al risarcimento danni nei confronti di Giuseppe Morgante. Poco prima del verdetto l’imputata – dopo essersi presentata in aula coperta da un indumento per nascondere il viso – scrive una lettera nella quale riconosce la sua colpevolezza (riconosce di aver arrecato molto dolore a Giuseppe) dicendosi pronta a scontare interamente la pena che le sarà comminata (aggiunge che una volta di nuovo in libertà si ricostruirà una vita e lascerà per sempre in pace Giuseppe) ma allo stesso tempo tenta una difesa sostenendo di essere stata ingannata da alcune promesse che le erano state fatte dal Morgante per tenerla buona. La madre di Sara prende pubblicamente le distanze dalla figlia per quanto ha fatto contro l’ex fidanzato.
L’avvocato di parte civile, Domenico Musicco, protesta contro la sentenza perché malgrado i fatti contestati e provati il Giudice monocratico Landoni non ha riconosciuto l’aggravante della premeditazione (in tal caso la pena sarebbe stata più severa). Aggravante chiesta anche dal Pm. D’altra parte la premeditazione del vile gesto criminale compiuto da Sara Del Mastro allo scopo di compiere una terribile vendetta passionale (al culmine di una persecuzione violenta, reiterata nel tempo e in svariati modi) emerge oggettivamente dall’esame dei fatti accaduti.
L’avvocato Musicco ricorre in Appello ma anche i giudici del Tribunale di secondo grado confermano il giudizio emesso al termine del processo di primo grado con rito abbreviato dalla Dott.ssa Landoni. La Cassazione conferma in via definitiva.
E’ giusto intervenire con il massimo della severità a tutela delle donne e quindi ogni volta che si manifestano atti persecutori contro le stesse, anche per prevenire casi di “Femminicidio”, ma è allo stesso modo giusto intervenire con il massimo della severità quando si ribaltano i ruoli: ovvero quando è un uomo ad essere vittima delle minacce, delle violenze, degli atti persecutori di una donna. La vicenda di Giuseppe Morgante ha dimostrato che purtroppo anche le donne possono essere capaci di simili azioni criminali: quando è riconosciuta la loro colpevolezza e quando è provata la premeditazione del gesto non possono esserci attenuanti nel comminare la pena di condanna.
Oggi Giuseppe Morgante sta cercando, faticosamente, di ritrovare la normalità e la serenità nella propria vita. Cosa non facile perché il suo corpo gli ricorda ogni giorno fino a che livello è arrivata la cattiveria, la disumanità, la follia della sua ex fidanzata Sara Del Mastro.
Auspichiamo che la sua storia sia di monito anche per quanto riguarda l’istituzione, da parte degli organi competenti dello Stato, di un fondo pubblico per sostenere le cure di tutti coloro che sono fisicamente vittime di azioni violente da parte dei loro persecutori o delle loro persecutrici. Un fondo tuttora inesistente: una grave mancanza indegna di un Paese civile e democratico.
Chiunque volesse aiutare Giuseppe nel sostenere il suo processo riabilitativo può effettuare un versamento presso Intesa SanPaolo Spa – Legano. Codice Iban IT65Q0306920200100000017800.
La redazione di Periferiamonews.org ed il sottoscritto gli rivolgono i migliori auguri, esprimendogli solidarietà per una verità giudiziaria che ha fatto giustizia a metà.
A cura di Daniele Spisso